Durante l'infanzia ciascuno di noi ha sviluppato una sua personale ammirazione per un eroe.
Per alcuni la scelta è caduta su eroi famosi, super eroi, personaggi fantastici.
Per altri su persone vicine, apparentemente normali.
Ma in ogni caso, tutte queste figure avevano qualcosa in comune. Qualcosa di magico.
Erano avvolti da un'aura di mistero, di grandezza. Avevano compiuto qualcosa di grande.
Avevano una missione. Qualcosa di più grande di loro. Per cui avevano dato se stessi, si erano impegnati. E i risultati di quelle azioni avevano prodotto un risultato non soltanto per se stessi, ma anche per gli altri.
A volte era un personaggio dei fumetti. O il protagonista di un film.
A volte salvava il mondo dai nemici. A volte una fanciulla indifesa dal cattivo di turno.
A volte semplicemente aiutava un amico in difficoltà. O un anziano ad attraversare la strada.
A pensarci bene, quasi sempre gli eroi, diventano tali, perché realizzano qualcosa che va oltre il loro personale interesse.
Ogni giorno. Anche nei momenti di ordinaria routine, il mondo è pieno di eroi.
Di persone che mettono se stessi, e il dono speciale che hanno, al servizio degli altri.
A volte lo fanno in maniera inconsapevole. E forse questi sono gli eroi più sinceri.
Quelli che non si aspettano nulla in cambio.
Sono quelli che hanno il potere di cambiare il corso del mondo.
Anche con azioni apparentemente piccole.
L'aspetto meraviglioso è che un eroe, quando viene riconosciuto come tale ha un potere. Un super potere. Quello di risvegliare in noi una voce a volte sopita.
La voce che ci spinge a voler dare il nostro contributo.
La voce che ci fa nascere dentro un'irrefrenabile voglia di metterci in gioco.
Di rimboccarci le maniche e dare una mano. A chiunque ne abbia bisogno.
E allora all'improvviso il mondo di sempre ci sembra stretto.
Gli obiettivi, le sfide di tutti giorni. La casa più grande. Il lavoro più importante. L'auto più prestante.
Sembrano tutti perdere il loro significato. E non perché non siano importanti.
Ma solo perché non sono più sufficienti a dare senso a quello che facciamo.
E allora sentiamo come un richiamo.
Un richiamo a fare e realizzare qualcosa che vada oltre il nostro "orticello".
Qualcosa che riesca a lasciare un segno. Anche un piccolo sassolino. Non importa.
E a quel punto cominciano le domande. E un leggero senso di smarrimento.
Perché i vecchi modi di fare, agire e pensare ci appaiono improvvisamente limitati. Insufficienti.
Quel senso di "incertezza" sulle prime non è piacevole.
Ma se solo siamo in grado di rimanerci. E sentirlo. Fino in fondo.
Sentire le nostre paure. I nostri dubbi. E attraversarli.
Sentire la nostra inadeguatezza. Il nostro sentirci piccoli. E andare oltre.
Sentire il vuoto farsi largo dentro di noi. E ascoltarlo.
Con pazienza. Constanza.
Guardare quel muro alto. Che sembra impossibile da scalare. E non andare via.
Non so ancora cosa c'è dietro quel muro.
Ma quella voce dentro di me, mi sussurra che sarà meraviglioso.
Love
Starlight
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