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lunedì 1 luglio 2013

A che ruolo giochiamo

Qualche giorno fa mentre tornavo a casa ed ero indaffarata a trasportare delle buste e a seguire i miei pensieri, all'improvviso il mio sguardo ha incontrato quello di una simpatica signora. Quasi senza rendermene conto le ho detto sorridente: "Buongiorno".
E con mia grande sorpresa lei mi ha risposto: "Buongiorno cara. Come va?"

In men che non si dica, avevo dimenticato buste e pensieri, ed ero lì, a chiacchierare con una perfetta sconosciuta, come si trattasse di una persona che conoscevo da tempo.
Mi ha raccontato la sua storia; aveva radici italiane e voleva tanto visitare l'Italia. Io senza pensarci su ho cominciato a raccontarle di me, del mio meraviglioso paese. Quando dopo una piacevole chiacchierata l'ho salutata e le ho augurato una buona giornata, lei sorprendentemente mi ha risposto: "Mi mancherà. Buona giornata".

Mentre salivo in ascensore, ancora meravigliata e incuriosita da quell'insolito incontro, mi sono chiesta come fosse possibile che una perfetta sconosciuta fosse stata così gentile. E non perché io sia una persona che crede che non ci siano persone gentili al mondo, ma solo perché in quel momento sentivo una strana sensazione. Per qualche minuto, mentre parlavo con la simpatica signora, era come se improvvisamente avessi capito cosa volesse dire "incontrare un altro essere umano", interagire con la sua vera essenza. Senza nessun ruolo. Ed era stato meraviglioso.

E allora mi è venuto in mente che nella maggior parte dei casi quando interagiamo con altre persone lo facciamo all'interno di "ruoli". Mi spiego meglio.

Se un'amica mi chiama, istintivamente, si attiva il ruolo "amico". Quindi, quasi inconsapevolmente, sono disponibile, simpatica e cerco di fare del mio meglio per fare sentire quella persona importante e per farle sapere che può contare su di me.

Se parlavo ad una persona che lavorava con me, senza pensarci troppo, attivavo il ruolo "collega di lavoro": professionale, competente, pronta a risolvere problemi e a dare il meglio di me.

Se invece sono in fila al supermercato e arriva il mio turno in cassa, il ruolo "cliente" si attiva e quindi, se sono di buon umore, ci scappa un sorriso alla cassiera e un "grazie e arrivederci" quando mi restituisce il resto e lo scontrino. Se invece è una di quelle giornate, magari vado via senza dire una parola.

Potrei andare avanti, ma credo di aver fatto il punto.

Improvvisamente, mentre aprivo la porta di casa ho realizzato come la maggior parte delle interazioni sociali siano, credo quasi inconsapevolmente, regolate da ruoli, con cui ci identifichiamo. E ciascuno di questi ruoli ovviamente, crea delle aspettative. E se per un caso qualsiasi quelle aspettative sono disattese, l'interazione ci lascia insoddisfatti. Se invece le aspettative sono attese, ci sentiremo bene. Come se potessimo valutare un incontro sulla base di un'aspettativa, senza tener conto di altri elementi importanti.

Ma quell'insolito incontro con la signora mi aveva come risvegliato, alla bellezza di due "esseri umani" che si incontrano, che si donano attenzione e presenza. Senza nessuna norma sociale a cui doversi conformare. Solo per il semplice e puro piacere di "entrare, anche se solo per pochi minuti, nella vita di un'altra persona", ed essere presente.



E mi sono chiesta: "Pensa, come sarebbero diverse tutte le relazioni..."
E forse..."come il mondo potrebbe diventare un posto più piacevole..."

Love

Starlight

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